Casalnoceto - una bomba ecologica?

Casalnoceto, in provincia di Alessandria, è un Comune che conta meno di mille abitanti, allo sbocco della Val Curone: area a vocazione agroalimentare (pesche e fragole di Volpedo, vini del Tortonese, Timorasso), paesaggio collinare, primi contrafforti dell’Appennino.
No, non è un promo per la pro loco: è la necessaria contestualizzazione paesaggistica, economica e sociologica per una bomba ecologica che è cresciuta negli anni come un tumore in un corpo sano.

In basso a sinistra, la CTT srl; in alto a destra il paese; l’impianto è più grande di tutto il centro storico del comune – ma ovviamente non è questo il problema.

Fin dagli anni ‘90 esisteva, ai margini del paese, una specie di antro di Polifemo dove pochi operai trasformavano e riciclavano materie plastiche usate, in una corte dove erano ammassate alla rinfusa balle di scarti plastici, una piccola struttura tollerata dagli abitanti nonostante sempre più spesso ne
uscissero emanazioni gassose violente e il deposito, non cintato e a lato della Strada Provinciale 99, assomigliasse all’incrocio fra una discarica e il cortile di un demolitore.
Con gli anni, l’attività dell’azienda (allora Maniplast srl) prese poi a intensificarsi, le emanazioni gassose a essere più virulente e frequenti, tanto che nel 1999 i residenti più vicini alla fabbrichetta firmarono un esposto ad ASL e SPRESAL stimolando le ormai necessarie verifiche.
Gli ispettori dei due enti fecero più accessi e verbalizzarono l’azienda. Solo verbalmente, riferirono ai firmatari dell’esposto che la Maniplast era stata trovata priva di qualsiasi autorizzazione necessaria, e che erano stati concessi i termini perché si mettesse in regola.
Di qui in avanti, e per diversi anni, la cosa prese un andamento tutt’altro che lineare. L’impianto aumentava la produzione, emetteva gas irritanti, poi d’improvviso, prima che i cittadini potessero organizzarsi e intervenire, si fermava. Chiudeva e restava chiuso per parecchio tempo, per poi riaprire con una denominazione diversa; in almeno un caso la chiusura era stata determinata da un fallimento con risvolti anche penali.
Va detto che fin dagli inizi il referente/proprietario/direttore dell’azienda con una girandola di quote sociali talora intestate a terzi e poi recuperate, e di incarichi talvolta non dirigenziali (ma nei fatti sempre tali) è stato ed è una sola persona, ora residente nella stessa fabbrica ma in realtà domiciliato in un villone ubicato nel vicino comune di Castellar Guidobono, intestato a una donna straniera.

E’ anche utile inquadrare la gestione politica del Comune di Casalnoceto. Alle elezioni si presentano talora una, talaltra due liste civiche apparentemente concorrenti ma nei fatti molto sintoniche, che sono espressione delle famiglie “storiche” di Casalnoceto.
Attuale sindaco è il professor Giuseppe Cetta, pensionato, ex cattedratico di Chimica all’Università di Pavia (ed ex politico, assessore provinciale e, udite udite, ex presidente della commissione Ambiente della Provincia di Alessandria). La sua famiglia è citata nelle cronache fin dal ‘600, i Cetta erano notai a Rosano. Vicesindaco una giovane docente a Pavia, Silvia Figini, assessore l’ing. Ernesto Vegezzi.
Con questi curricula, si penserebbe che la tutela dell’ambiente debba essere il focus dell’Amministrazione comunale, invece non è proprio così.
Lo stile di gestione può serenamente essere definito feudale: una volta ottenuta l’investitura con le elezioni, il sindaco si muove in modo totalmente autoreferenziale, prendendo decisioni che fa votare in modo bulgaro dal Consiglio Comunale: di solito l’opposizione vota a favore insieme alla
maggioranza, senza alcuna discussione in Consiglio.
Ciliegina sulla torta, quando il sindaco arriva ad assommare il massimo dei mandati consentiti, diventa vicesindaco, e sindaco colui che gli faceva precedentemente da vice. Quando proprio la lista è rimasta in carica per troppi lustri, si presenta alle elezioni – e le vince – una lista apparentemente
alternativa. Questo meccanismo consente il mantenimento di un cerchio (se esiste il termine cerchio magico, pur abusato, un motivo ci deve pur essere) che scherma completamente dalla cittadinanza quei pochi che detengono il potere.  E i cittadini? Tenuti buoni, i fedeli sudditi, con incarichi al Centro
Paolo VI (cura dei disabili), la presidenza della SOMS, del Consorzio irriguo, e via dicendo. Gli altri hanno timore di non ottenere il ristoro di danni per il maltempo, la concessione per un pozzo irriguo, una ristrutturazione, problemi di viabilità e chi più ne ha più ne metta. Del resto il Sindaco
Cetta è anche Priore dell’Oratorio di San Rocco, organizzatore della Confraternita della Madonna della Fogliata, Economo del Centro Paolo VI, ex presidente del Consorzio irriguo…
Di confronto con la cittadinanza non se ne parla: le decisioni sono prese in camere chiuse, al massimo le si rende note a posteriori – ahimé un obbligo probabilmente odioso all’Amministrazione quello dell’Albo Pretorio elettronico (al quale si cerca di non far arrivare che il minimo indispensabile, tanto da non pubblicare nemmeno gli avvisi della Conferenza dei Servizi che pure vengono prescritti dalla Provincia).

E’ in questo contesto che i problemi ambientali di Casalnoceto subiscono una accelerazione improvvisa. Nel 2018 la fabbrica di materie plastiche, che ha aperto e chiuso, cambiato denominazioni (l’ultima è Laminati srl) si ripropone con il nome di CTT srl, ma sopratutto amplia enormemente la superficie coperta, e le emissioni odorigene aumentano in proporzione.

(In alto, l’impianto allora denominato Maniplast srl, nel 2005; sotto, una fase di espansione con il
nome di Laminati srl)

(Il più recente ampliamento: da Laminati srl a CTT srl. Dal sito https://www.cttitalia.com/)

I cittadini che abitano nelle vicinanze cercano lumi, e scoprono che è stata approvata la variante 1-2018 del Piano Regolatore Comunale, con la concessione di un ampliamento di 12.000 mq. In data 27 giugno 2018 la variante parziale 1 al PRGC viene definitivamente approvata, con
unanime voto del Consiglio Comunale, che contestualmente respinge le osservazioni presentate da un cittadino di Casalnoceto, accusato di “produrre affermazioni non pertinenti e che potrebbero configurare i termini di diffamazione dell’Amministrazione e di calunnia.” (Nota: incidentalmente,
il cittadino che a titolo personale ha presentato le osservazioni è un Maggiore della Guardia Di Finanza, che tutto ha fatto fuorché mettere per iscritto affermazioni calunniose e diffamanti.)
Mentre i lavori di questo primo grande ampliamento procedono, i cittadini che abitano più a ridosso dell’impianto cominciano seriamente ad allarmarsi e chiedono lumi direttamente al Sindaco Cetta, il quale afferma testualmente “Niente, hanno avuto l’autorizzazione a fare una tettoietta…”, nega
l’esistenza di pesanti emissioni odorigene acri e si rifiuta di accettare l’invito a verificare di persona la loro esistenza, dicendo che nessuno gliele aveva mai confermate. Gli inviti ad accertare di persona la situazione vengono avanzati anche con ripetute pec, ma non hanno alcuna risposta. Anche gli altri membri della Giunta (Vicesindaco e Assessore) e del Consiglio Comunale si negano.

Le emissioni odorigene acri non sono costanti, né per durata né per intensità. Esplodono improvvisamente, talora forti o fortissime, hanno sempre lo stesso riconoscibilissimo odore acre fra la plastica bruciata, la formaldeide e il benzene/xilene, e si spandono al suolo formando “torrenti” di
larghezza limitata (anche solo 50 metri di larghezza) che seguono la direzione dei venti del momento (venti prevalenti sul luogo sono il NE che porta i miasmi verso SW, e il SW che li indirizza verso NE; meno frequenti il S e il N).
NOTA sugli inquinanti: le aziende che effettuano trasformazioni a caldo di materie plastiche sono inquadrate dalle normative vigenti come “Aziende insalubri di classe I” (per le quali la Legge prevede che siano “isolate nelle campagne”) e vanno monitorate strettamente. Il motivo risiede nel fatto che i procedimenti a caldo, soprattutto l’estrusione ma anche la termoformatura, rilasciano sempre numerosi e diversi tipi di COV – Composti Organici Volatili, tutti “contraddistinti da frasi di rischio”, espressione che riassume i composti chimici qualificati come tossici, cancerogeni, mutageni, teratogeni, che possono provocare danni al feto, possono provocare danni agli organismi acquatici nel lungo periodo.
I cittadini scoprono ora l’esistenza della delibera che autorizza la variante al PRGC (all’epoca l’albo pretorio elettronico non era ancora operativo) e iniziano a chiedere ad ARPA interventi per verificare l’entità delle emissioni e la loro composizione. In particolare, le richieste ad ARPA provengono dai proprietari della Cascina Ercolina (100 m a nord dell’impianto) e dai proprietari di una preesistente azienda vitivinicola e di un B&B con ospitalità rurale cui ormai l’impianto stesso è arrivato a ridosso. ARPA effettua alcuni interventi di rilevamento dell’inquinamento atmosferico, e uno in particolare, nella abitazione dei produttori di vino (intervento effettuato dietro loro stessa richiesta), produce risultati inquietanti, poiché in data 09.02.2021 ARPA attesta la presenza di composti tossici e cancerogeni: “per il benzene, gli o,m,p xileni e l’acroleina sono stati rilevati valori superiori a quelli indicati dagli enti di riferimento e dalla normativa italiana (D.Lgs 155/2010; RfC – EPA; MLRs – ATSDR) come soglia da non superare per evitare danni alla salute umana“, e concludendo “si evidenzia la presenza di composti potenzialmente pericolosi per la salute umana che sottolineano la necessità di ridurre l’impatto dell’azienda sia sugli esponenti che sull’aria ambiente.” Da evidenziare che i composti citati non sono “potenzialmente pericolosi”; sono pericolosi e basta.
Sarà l’unica volta che ARPA fornirà ai cittadini una relazione così dettagliata; in seguito produrrà pubblicamente solo scarni comunicati in cui prima elencherà una lunga serie di sostanze dannose riscontrate, presenti “oltre il limite di rilevamento del metodo”, ma poi, incredibilmente, si limiterà a indicarne la “probabile presenza”.
A questo punto chi scrive, che ha una lunga esperienza anche internazionale nei settori della salute e dell’ambiente, e che attualmente è il coordinatore scientifico di RINASCENZA, una Associazione no profit che ha per obiettivi lo sviluppo di cultura e la tutela della salute e dell’ambiente (https://rinascenza.net), decide di coinvolgere l’Associazione nello sviluppo di questa interlocuzione tanto problematica. Viene inviata una pec con richiesta di accesso agli atti al Comune di Casalnoceto, alla quale il Comune risponde tardivamente chiedendo i motivi della richiesta (contro la legge sulla trasparenza, che prevede un accesso generalizzato dei cittadini senza obbligo di motivazione alcuna) e infine concede, in ritardo, tutta una serie di documenti che risultano incompleti perché l’archivio storico sarebbe ancora “negli scatoloni in cantina.”
Analoga richiesta di accesso era stata inviata parallelamente ad ARPA e Provincia, che rispondono entro i termini con una corposa documentazione.
Era il gennaio 2021: saranno le uniche richieste di accesso agli atti per le quali otterremo risposta in modo organico.

Dagli atti pubblici ricevuti si viene a sapere che:
— CTT risulterebbe non essere in possesso delle prescritte dichiarazioni CE di conformità
per le singole macchine e le linee di produzione, senza le quali gli impianti non possono essere eserciti cioè sono fuorilegge (ma gli Enti di controllo non sembrano curarsene né essersene mai curati);
 a fine 2017 CTT aveva presentato domanda di Autorizzazione Unica Ambientale – AUA; a marzo 2018 ARPA aveva rilevato la presenza di attrezzature non dichiarate ma già in funzione e chiesto a CTT documentazione integrativa; a questo punto CTT rinunciava a chiedere le autorizzazioni. Un successivo sopralluogo (giugno 2019) trovava gli impianti in funzione pur privi di Autorizzazione, e CTT è stata oggetto di procedimento penale. CTT chiedeva poi 120
gg di tempo per adeguarsi e richiedere l’AUA, ma allo scadere dei 120 gg non risultava avere ottemperato e veniva pertanto effettuata da ARPA  comunicazione all’Autorità Giudiziaria.
– a primavera 2020 CTT presenta domanda di AUA, pur avendo continuato nel frattempo a produrre senza alcuna autorizzazione e senza ulteriori sanzioni.
– l’AUA viene concessa a dicembre 2020, con parere favorevole di Comune, ASL e ARPA, e nonostante le rimostranze di una parte dei cittadini allarmati dalle emissioni gassose. Nonostante, anche, i risultati della già citata indagine effettuata da ARPA a luglio 2020, i cui risultati però, compaiono solo a febbraio 2021, molti mesi dopo, e soprattutto dopo che l’AUA è stata rilasciata.
– non sono state emesse prescrizioni particolari, salvo il fatto che CTT debba operare a finestre e portoni chiusi (sic!) e per quanto riguarda i COV si dichiara che “dovrà prevedere l’implementazione dell’impianto di abbattimento con presidi specifici per i COV.”
– i controlli sono demandati all’azienda (autocontrolli). (!!!)


Parte dei cittadini si organizza soprattutto dopo aver scoperto che una seconda variante al PRGC, approvata a gennaio 2022 prevede di concedere una ulteriore espansione dell’area industriale di CTT di ulteriori 5000 m2 portando il totale al massimo concedibile in rapporto alle caratteristiche
del Comune, e fanno istanza abbondantemente motivata perché tale variante venga annullata in autotutela. L’istanza viene respinta, a maggio 2022.

Le emissioni si intensificano, e RINASCENZA:
– raccoglie oltre 150 deleghe formali a rappresentare altrettante persone nei procedimenti di tutela dell’ambiente a Casalnoceto, e – organizza una rete di 20 rilevatori per raccogliere segnalazioni secondo un protocollo stabilito dalla Giunta Regionale del Piemonte (DGR Piemonte 13/2017), segnalazioni che
confluiscono in un pubblico registro: Registro delle Emissioni Odorigene https://rinascenza.net/registro-emissioni-odorigene-casalnoceto/
In realtà, il Decreto della Giunta Regionale imporrebbe al sindaco del Comune di mettere in piedi una tale rete di rilevamento, ma il Sindaco di Casalnoceto rifiuta di sentir parlare di emissioni, le nega, rifiuta di essere coinvolto o di coinvolgere l’Amministrazione, addirittura negando che il suo naso possa sentire tali odori.
– raccoglie informazioni da numerosi cittadini (che desiderano per timore restare anonimi) i quali affermano di aver sempre saputo che i rifiuti industriali dell’azienda sono stati da decenni interrati nel terreno dello stabilimento;
– raccoglie informazioni riguardo ai due pozzi idropotabili del Comune, che sorgono in adiacenza del terreno industriale di CTT, in area qualificata “di ricarica dell’acquifero profondo“ e scopre che per essi il Sindaco ha chiesto e ottenuto dalla Regione la riduzione della zona di rispetto dai canonici 200 metri a soli 60 metri, in modo da favorire la CTT nella sua espansione, anzi nella sua stessa permanenza.
– raccoglie informazioni sulle scarsissime condizioni di sicurezza nello stabilimento, che hanno portato a ripetuti incidenti sul lavoro, culminati nella perdita di un arto in un operaio a 6Novembre 2021 (un anno dopo, aver conseguito l’AUA), e alla creazione di numerose situazioni di pericolo per le maestranze.

RINASCENZA, sommando la presenza delle emissioni odorigene al rischio idrogeologico, alla evidente copertura da parte dell’Amministrazione Comunale nei confronti delle attività di CTT, alle timidezze e contraddizioni delle autorità di controllo (ASL, ARPA, Provincia etc), deposita alla Procura di Alessandria una corposa denuncia-querela chiedendo di indagare anche i ruoli dei funzionari pubblici coinvolti. Questo perché il quadro che si è formato lascia immaginare una “cupola” protettiva di singoli interessi privati, molto lontana dalla protezione dei cittadini.
Degni di nota: Permessi concessi senza discutere le segnalazioni della cittadinanza, rifiuto di prendere in esame le emanazioni gassose, rifiuto di ottemperare al Principio di Precauzione sancito da Direttive UE e Leggi italiane, concessione di asfaltatura di una area agricola per farla diventare deposito industriale, rifiuto di prendere in esame il fatto che il proprietario di CTT sia anche proprietario di un’area agricola che comprende al suo interno il terreno accatastato come industriale, in una illegale commistione di destinazioni d’uso, false dichiarazioni circa lo stato dei pozzi idropotabili del Comune, assunzione di un Consigliere Comunale da parte di CTT, scelta del marito del Vicesindaco come legale del proprietario della CTT, stanziamento da parte del Comune di 6500 euro per assistenza dell’avvocato Ferrari del Foro di Pavia per contrastare l’attività di RINASCENZA…
Emerge anche che la CTT srl ha prodotto un incremento di fatturato monstre: nei due anni di pandemia e di crisi globale balza da 7 a 12,5 milioni di euro!
(Come sia possibile un tale incremento producendo semilavorati in bobine, è un mistero da svelare).
L’azienda CTT si segnala anche per i suoi inconsistenti protocolli di sicurezza, che vanno da un operaio in bilico sulla benna di un escavatore, issato a 4 metri di altezza per potare un albero con la motosega (sic!) a un operaio che, come detto, a Novembre 2021 perde un braccio tranciato di netto da un macchinario (che se fosse stato rispondente alla Direttiva Comunitaria sulle Macchine – ed alla Legge di Attuazione dello Stato- non avrebbe potuto essere avviato, neanche per disattenzione).
A contrastare questa immagine, lo stesso sito dell’azienda, dove si millantano certificazioni inesistenti (o meglio, una sembrerebbe esistere, ma rilasciata da una one man company, il cui capitale sociale risulta pari a 1 sterlina, priva di coordinate telefoniche, email e web e le cui credenziali sono decisamente incerte, classificata come dedita all’attività di intermediazione finanziaria e non accreditata come Organismo di Certificazione).
Parallelamente, RINASCENZA avvia una campagna di comunicazione attraverso la stampa locale (settimanale 7Giorni a Tortona, La Stampa edizione della provincia), e i social media con la creazione di un paio di gruppi Facebook e il coinvolgimento di gruppi locali.

I primi risultati sono stati minacce di querela per diffamazione e calunnia, da parte del Comune di Casalnoceto e del proprietario di CTT.
Continua l’attività di segnalazione, e dall’estate oltre alle pec a Comune, Arpa, Provincia, ASL, i segnalatori in caso di emissioni molto forti iniziano a chiamare il 112: escono pattuglie dei Carabinieri che convocano l’unità mobile di ARPA.
RINASCENZA invia pec con richiesta di accesso agli atti per ottenere, in particolare, tutte le analisi e i rapporti tecnici di ARPA del 2021 e 2022, atti che ARPA è tenuta a concedere, per la legge sulla trasparenza e per il suo Statuto. La richiesta viene rifiutata.
Nel frattempo, CTT aveva fatto istanza per l’estensione di AUA a una ulteriore linea produttiva, la sesta: ma la pressione esercitata dai cittadini induce la Conferenza dei Servizi presieduta dalla Provincia ad avviare un procedimento di revisione dell’AUA già concessa nel 2020.
RINASCENZA chiede e ottiene di partecipare come soggetto controinteressato; presenta un memorandum pesante, al quale hanno partecipato diversi esperti e soprattutto un ingegnere chimico specializzato, tra l’altro, nei settori petrolchimico, impiantistica industriale, normativo e sistemi di
certificazione: per la richiesta di attivare indagini interne sui funzionari, riceve minacce di querela anche da parte di Provincia, ASL e ARPA.
La documentazione presentata da CTT non viene considerata sufficiente dalla Conferenza d.S. che formula nuove richieste, concedendo una proroga di 30 gg, poi estesa ulteriormente.
Alla successiva riunione, tenuta a metà marzo 2023, ancora le risposte di CTT sono insufficienti, anche perché le richieste delle Autorità di controllo continuano a essere timide e non stringenti (ARPA son due anni che si limita ad “auspicare” la installazione di filtri per i COV… E ARPA
avrebbe invece un preciso ruolo prescrittivo).
A questa riunione, RINASCENZA si è presentata con un articolato documento di proposte che verte su azioni concrete e risolutive:
– prescrizione di filtri anti COV efficienti;
– prescrizione di limiti nelle emissioni al camino;
– controlli effettuati direttamente da ARPA sulle emissioni al camino;
– controlli sui registri (obbligatori per legge ) relativi ai rifiuti speciali prodotti con il lavaggio della
condensa dei COV nelle tubature di scarico fumi.
Le proposte non vengono prese in considerazione, ma CTT chiede e ottiene altri 90 giorni di proroga per adeguamenti.
RINASCENZA continua a chiedere che, nelle more del procedimento, i cittadini non siano costretti a respirare fumi pericolosi e cancerogeni (e a sperare che i tempi della Magistratura riescano ad essere tanto brevi da impedirlo).
Ma le emissioni continuano…